Il Valdarno di Sopra è terra etrusca, romana. Nelle sue colline, tra il massiccio del Pratomagno e i monti del Chianti Classico, numerose sono le pievi romaniche ricche di fascino e storia. Pievi importanti con funzioni esclusive come i battesimi, che ricoprivano il ruolo delle basiliche nelle città, costruite in epoca alto medievale lungo le antiche strade di epoca romana se non addirittura etrusca. Una di queste strade era proprio la Via Clodia, la via che collegava Fiesole con Arezzo attraversando tutto il Valdarno di Sopra, importante via di comunicazione anche in epoca medievale sia perché veniva utilizzata dai pellegrini diretti verso Roma come alternativa alla Via Francigena, sia perché garantiva i collegamenti tra Firenze e i principali centri della zona. Col tempo la Via Clodia venne ribattezzata Via dei Setteponti perché, con i suoi ponti, passava sopra a sette tra fiumi e torrenti. E sette sono le bellissime pievi di origine medievale che, partendo dalla Pieve di San Giustino in provincia di Arezzo possiamo trovare nei 40 chilometri che si concludono con la Pieve di San Pietro a Pitiana nel comune di Reggello in provincia di Firenze. Tra queste spicca senza dubbio la Pieve di Gropina, di cui uno dei meravigliosi capitelli è oggi raffigurato nel logo del nostro Consorzio, il segno che la coltivazione della vite è da millenni una delle attività principali del Valdarno di Sopra.
Un territorio di opulenta ricchezza, teatro di sanguinose battaglie tra le due città che, al termine del medioevo, si contendevano il predominio sulla regione, Firenze la guelfa e Arezzo la ghibellina. E fu proprio qui che alla fine del XIII secolo i fiorentini costruirono tre terre murate ovvero tre villaggi fortificati, in risposta ai vescovi aretini e ai loro imponenti castelli. Nacquero così San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini e Castelfranco di Sopra. Con la fine della Repubblica Aretina nel 1384, il territorio fu annesso alla Repubblica Fiorentina e i confini del dipartimento aretino furono fissati proprio in Valdarno di Sopra, secondo una linea che includeva anche le tre città murate costruite da Firenze un secolo prima.
E fu questo paesaggio finalmente pacificato che Leonardo Da Vinci elesse a suo luogo di ispirazione e di studio. Considerato il Genio per eccellenza per le sue intuizioni, per i suoi dipinti e le macchine costruite, oltre che per i suoi lavori di bonifica, Leonardo percorse più volte la Strada dei Setteponti, analizzando lo scorrere dell’Arno per i suoi studi sulla circolazione del corpo umano, ma anche osservando lo spettacolo naturale delle Balze, arrivando addirittura ad intuirne e descriverne le origini geologiche. Ma il paesaggio del Valdarno di Sopra è raffigurato e ben visibile in molti dei suoi quadri più famosi, a partire dalla Gioconda, dove nell’ambiente nebbioso alle spalle della Monna Lisa sono riprodotte in giallo ocra le Balze alla sua sinistra, mentre a destra troviamo l’altrettanto noto Ponte Buriano. Paesaggio riproposto anche nei dipinti di Sant’Anna e della Vergine delle Rocce, ma che si può ritrovare anche in alcune tavole riconducibili alla sua epoca giovanile, ora custodite agli Uffizi, l’Annunciazione e il Battesimo di Cristo.
Che Leonardo avesse studiato a fondo questo territorio lo si capisce anche dalla sua descrizione della Valle dell’Arno nei suoi manoscritti tratti dal Codice Leicester o Codice Hammer: “Dal Valdarno di Sopra insino ad Arezzo si creava uno secondo lago il quale occupava tutta la detta valle di sopra per ispazio di 40 miglia di lunghezza […] Questa valle riceve sopra il suo fondo tutta la terra portata dall’acque di quella intorbidata, la quale ancora si vede a piedi del Prato Magno restare altissima: e infra essa terra si vede le profonde segnature de’ fiumi che quivi son passati, li quali discendono dal gran monte di Prato Magno […]”
Un fascino antico, quello del Valdarno di Sopra, che traspare oltre che dall’ambiente naturale, in gran parte ancora non compromesso e incontaminato, dal patrimonio artistico dei suoi centri storici, come San Giovanni Valdarno, città natale di Masaccio progettata da Arnolfo di Cambio, nel cui Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie spicca un capolavoro come L’Annunciazione di Beato Angelico, Loro Ciuffenna o il piccolo borgo del Borro. Un territorio in cui hanno vissuto e lavorato grandi maestri del Rinascimento e non solo, artisti in grado di regalare tesori artistici di grandissimo valore. Tra questi sono annoverate sicuramente le opere della famiglia Della Robbia, famosa per aver inventato, grazie al genio di Andrea Della Robbia, le terrecotte invetriate, negli anni diventate un simbolo della Toscana stessa.